La chirurgia robotica continua a crescere in Italia: dal 2018 a oggi il numero degli interventi effettuati con questa tecnologia è in aumento costante. Tuttavia, i risultati clinici non sempre si discostano in modo significativo da quelli ottenuti con la chirurgia tradizionale o con la laparoscopia. È quanto emerge dal nuovo Report di Health Technology Assessment (HTA) pubblicato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), che ha analizzato 22 procedure chirurgiche sotto il profilo della sicurezza, dell’efficacia e dei costi. Secondo i dati, l’approccio tradizionale rappresenta ancora la quota maggiore degli interventi (46%), seguito dalla laparoscopia (45%). La chirurgia robotica, pur in crescita, si ferma al 9%: meno di un’operazione su dieci. Tra i vantaggi principali, lo studio conferma una riduzione sistematica delle perdite di sangue nelle procedure generali, ginecologiche e urologiche. Per il resto, i risultati clinici risultano per lo più comparabili alle altre tecniche. In ginecologia, la robotica mostra un lieve vantaggio rispetto alla laparotomia in termini di complicanze, mentre resta simile alla laparoscopia. In urologia, soprattutto nella prostatectomia radicale, emergono benefici funzionali post-operatori che rendono preferibile l’approccio robotico. Il nodo centrale resta quello economico. La chirurgia robotica comporta costi superiori rispetto agli altri approcci, senza però una piena compensazione attraverso la riduzione della degenza ospedaliera. Per usarla in modo sicuro ed efficace è importante valutare con attenzione tutti gli aspetti organizzativi legati alla sua applicazione. Una buona gestione delle risorse, un’organizzazione chiara della sala operatoria, il lavoro coordinato del team chirurgico e un’adeguata formazione specialistica sono elementi decisivi per ottenere i migliori risultati, sia dal punto di vista clinico che economico, all’interno del Servizio sanitario nazionale. “Dall’analisi emerge inoltre che, per tutte le specialità considerate, i due principali fattori che influenzano la sostenibilità economica dell’approccio robotico sono la durata della degenza postoperatoria e il volume di interventi eseguiti – sottolinea Agenas –. In quest’ottica, risulta essenziale identificare un livello soglia di attività annuale che consenta di bilanciare i costi di investimento e gestione della tecnologia robotica. Allo stesso modo, è di fondamentale importanza valutare attentamente il beneficio clinico in termini di riduzione della degenza. Di fatto, per gli interventi in cui l’approccio laparoscopico o open garantiscono già una durata della degenza contenuta, l’adozione della chirurgia robotica richiede ulteriori approfondimenti per verificarne la reale sostenibilità. Tuttavia, nonostante questi elementi di complessità, l’impatto economico globale derivante da un incremento dell’utilizzo della chirurgia robotica nel contesto italiano risulta contenuto. Ciò rafforza la necessità di ulteriori approfondimenti, su specifiche condizioni cliniche e sottogruppi di pazienti nei quali l’utilizzo della piattaforma robotica potrebbe risultare più vantaggioso rispetto all’approccio laparoscopico ed open, definendo così un profilo di costo-efficacia della tecnologia”. “Alla luce di queste considerazioni – conclude il Rapporto – i risultati ottenuti rappresentano un punto di partenza utile a guidare analisi future e a supportare decisioni informate sull’implementazione mirata e sostenibile della chirurgia robotica nel SSN”.
Antonella Pitrelli