Mentre è in discussione alla Camera il Ddl, già approvato dal Senato, che ha l’obiettivo di arginare la preoccupante escalation di violenza ai danni degli operatori sanitari, il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed ha promosso una indagine, condotta da gennaio a febbraio 2020 su 2059 soggetti, per fotografare l’attuale situazione in Italia.I dati che emergono sono allarmanti: il 55,44% dei medici ha affermato di essere stato vittima di violenza, 1137 sugli 832 dell’indagine 2018.
Gli psichiatri sono i più aggrediti (86%), seguono i medici di Pronto Soccorso (77%), i chirurghi (60%), i medici di famiglia (54%), gli anestesisti (40%).
All’analisi hanno partecipato 19 regioni, con picchi in Lombardia, Campania, Veneto: un dato che evidenzia un mutamento rispetto al sondaggio del 2018. Solo il 21% delle risposte di oggi proviene dalle regioni del sud e delle isole, rispetto al 70% del 2018, mentre il 57% arriva dalle regioni del nord ed il 22% da quelle del centro.
Questo «dimostra che la violenza sugli operatori sanitari, per lungo tempo attribuita prevalentemente a regioni del sud Italia ed alle isole dove le situazioni socio-economiche e sanitarie sono più complesse – sottolinea il sindacato – è ormai diventato fenomeno largamente diffuso su scala nazionale».
Il fenomeno è largamente sottostimato se consideriamo che il 79,26% degli operatori vittime di violenza non ha presentato denuncia e che il 66% afferma di conoscere episodi di aggressione ai danni di operatori.
Il 23% afferma inoltre di essere venuto a conoscenza di casi da cui è scaturita invalidità permanente o decesso.
Non aiuta la situazione il fatto che solo il 37% degli intervistati dichiari di conoscere le leggi vigenti in termini di prevenzione delle aggressioni.
Quali le possibili soluzioni? Il 75% dei medici pensa che l’introduzione della punibilità d’ufficio, come previsto nel ddl in discussione, sia una buona misura deterrente, mentre il 47% chiede l’introduzione negli ospedali di posti di polizia a causa del clima di paura e difficoltà lavorative insostenibili.
Il 44% degli intervistati pensa che possa essere utile promuovere campagne di sensibilizzazione per la cittadinanza e maggiori investimenti in termini di personale (51%) e strutture.
Il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è una delle cause scatenanti delle aggressioni: per questo i medici propongono che venga “umanizzato l’accesso alle cure valorizzando figure quali l’assistente sociale e lo psicologo, che possono diventare strumento di rassicurazione durante l’attesa”.