Superata quota 10mila contagi da SarsCov2 tra gli operatori sanitari, mentre continua ad aumentare il numero dei morti.
Ad oggi, sono 73 i camici bianchi deceduti e 23 gli infermieri.
Numeri che preoccupano anche a fronte, denunciano vari sindacati medici, dello «sconcertante perdurare della mancanza di Dispositivi di protezione individuale Dpi» come le mascherine Ffp2, ma anche visiere e camici adeguati.
Tra i contagiati il 20% circa sono medici ed il 52% infermieri. Molti operatori sanitari sono attualmente ricoverati in Rianimazione.
Una situazione grave, resa ancor più preoccupante dalla carenza di protezioni che, nonostante sia stato annunciato il prossimo arrivo di nuove scorte, continua ad essere una forte criticità denunciata da vari comparti medici.
Le mascherine ad alta protezione sono carenti tra i medici di famiglia, ma anche tra gli operatori ed i medici del 118.
«Non possiamo più andare avanti così, ci vogliono Dpi e screening per gli operatori. La carenza perdura in modo sconcertante», affermano in una lettera aperta Mario Balzanelli, presidente nazionale delle Società italiana sistema 118 (Sis 118), e Francesco Marino, segretario nazionale FIMMG 118.
Il punto, avvertono, «anche alla luce dell’enorme diffusione della pandemia da parte di soggetti positivi asintomatici, è che ormai non vi è intervento di soccorso effettuato da operatori 118 che possa considerarsi sicuro quando gli stessi operino senza Dpi idonei».
Intanto, la situazione negli ospedali diventa di giorno in giorno più difficile ed una nuova emergenza si sta determinando nei Pronto soccorso (Ps), intasati da pazienti no-Covid.
Si sta creando una «situazione emergenziale con i pazienti no-Covid in attesa di ricovero bloccati per 24-48 ore, aspettando i risultati dei tamponi», spiega il presidente della Società di medicina di emergenza-urgenza (Simeu), Salvatore Manca.
Infatti, «necessariamente tutte le altre patologie devono seguire un percorso separato da quello per il Coronavirus ed i reparti di degenza prima di accettare i ricoveri dei pazienti per traumi o patologie cardiovascolari e altro, pretendono l’esecuzione del tampone e il ricovero dovrebbe quindi essere successivo all’arrivo del risultato».
Una situazione insostenibile poiché, conclude Manca, «Il Pronto Soccorso non è strutturato, come dotazione organica o spazi, per poter seguire per 24-48 ore i pazienti da ricoverare».