Per la rubrica “TRE DOMANDE A…” incontriamo il Dottor Massimo Perachino (Casale Monferrato), coordinatore della sessione Dottore, non vorrei fare la biopsia prostatica: esistono alternative?,
nell’ambito del XXVI Congresso Nazionale di AURO.it, l’Associazione Urologi italiani.
D: Qual è in sintesi il focus della sessione che coordina?
R: Diversamente da altri tipi di tumori, la diagnosi di tumore della prostata richiede sempre l’esecuzione di una biopsia poiché le metodiche diagnostiche finora a nostra disposizione non ci consentono una diagnosi certa. Teniamo poi conto che per ogni biopsia che diagnostica un tumore ve ne sono almeno due negative, e che la procedura non è priva di complicanze.
Tutto questo determina la necessità da un lato di ridurre il numero di biopsie e dall’altro di non perdere alcuna diagnosi, particolarmente dei tumori più aggressivi. Questo è lo scopo del dibattito che coordino.
D: Perché è importante affrontare questo tema? Qual è il suo impatto sul paziente e sul Servizio Sanitario Nazionale?
R: L’importanza di ridurre le biopsie impatta sul SSN in quanto ovviamente ogni biopsia non necessaria aumenta i costi a carico della collettività e mette il paziente a rischio di complicanze a volte anche gravi, pensiamo a quelle settiche. Dobbiamo poi considerare l’impatto psicologico sul paziente dell’attesa dei risultati e del proseguo del follow-up in caso di esito negativo della biopsia.
D: Ci sono delle novità che verranno presentate in esclusiva al Congresso Nazionale AURO.it?
R: Oltre ad approfondire con l’aiuto di esperti le potenzialità e le indicazioni della risonanza magnetica nella diagnosi del tumore della prostata, verranno presentati i risultati clinici di alcune nuovissime metodiche diagnostiche, quali Select Mdx ed IXIP, che consentono di identificare con maggiore precisione rispetto al solo PSA i pazienti nei quali le probabilità di tumore sono maggiori e che quindi devono essere sottoposti a biopsia prostatica.