La pieloplastica laparoscopica è attualmente proposta come trattamento alternativo, miniinvasivo alla pieloplastica a cielo aperto per la correzione dell’ostruzione primaria del giunto pielo ureterale. La procedura è tecnicamente complessa e richiede una discreta abilità nella sutura intracorporea. Pertanto la scelta del corretto approccio è fondamentale per evitare un ulteriore incremento della difficoltà. L’approccio transperitoneale garantisce uno spazio di lavoro maggiore per la dissezione e l’esecuzione della sutura; l’approccio retroperitoneoscopico da un accesso diretto al giunto pieloureterale che con la tecnica transperitoneale è invece raggiunto dopo la riflessione del colon con potenziali rischi di lesione all’intestino. D’altra parte la tecnica retroperitoneoscopica ha uno spazio di lavoro limitato che rende più complessa la fase ricostruttiva. La scelta rimane al chirurgo ma leggendo la letteratura a riguardo i risultati sono contrastanti. Reports di serie dimostrano la fattibilità e i buoni risultati con entrambi gli approcci. Al momento esistono solo due studi di confronto ma sono retrospettivi e gli interventi sono effettuati da chirurghi diversi [1,2]. Il report di Shoma del centro di Mansoura in Egitto è il primo prospettico randomizzato mai pubblicato; tutte le procedure sono state effettuate da un solo chirurgo rispettando sempre i principi della pieloplastica di Anderson-Hynes indipendentemente dal tipo di acceso; ogni paziente è stato studiato prima dell’intervento con urografia endovenosa, scintigrafia renale e TAC addominale ed è stato controllato a 3, 6 mesi dopo l’intervento e quindi ogni 6 mesi con urografia endovenosa. Sono stati randomizzati 40 pazienti con ostruzione primaria del giunto pieloureterale, 20 ad accesso transperitoneale e 20 retroperitoneoscopico. Le caratteristiche demografiche dei 2 gruppi erano del tutto sovrapponibili. La durata media è stata 149 minuti per la transperitoneale e di 189 per la retropertinoeoscopica. 3 e 5 pazienti rispettivamente hanno avuto complicanze nel postoperatorio. La morbidità, la durata del ricovero e della convalescenza, il tasso di successo dell’intervento, pari rispettivamente a 18 e 19 su 20, non è risultato significativamente diverso.
In conclusione la pieloplastica di Anderson-Hynes può essere eseguita indifferentemente con i 2 tipi di accesso, tenendo conto che l’approccio retroperitoneoscopico richiede tempi operatori mediamente più lunghi.
Shoma AM, El Nahas AR, Bazeed MA.Laparoscopic pyeloplasty: a prospective randomized comparison between the transperitoneal approach and retroperitoneoscopy.J Urol. 2007 Nov;178(5):2020-4; discussion 2024. Epub 2007 Sep 17
Bibliografia
1) Davenport K, Minervini A, Timoney AG, Keeley FX Jr.Our experience with retroperitoneal and transperitoneal laparoscopic pyeloplasty for pelvi-ureteric junction obstruction. Eur Urol. 2005 Dec;48(6):973-7.
2) Hemal AK, Goel R, Goel A.Cost-effective laparoscopic pyeloplasty: single center experience. Int J Urol. 2003 Nov;10(11):563-8.