Che ci fosse una stretta associazione tra disturbi urinari e sessualità ormai non esistono dubbi. Numerosi trials clinici prospettici hanno dimostrato direttamente o indirettamente questa relazione.
Che si potessero curare i disturbi urinari con i farmaci per la disfunzione erettile è proprio una novità dell’ultimo anno. In realtà, gli inibitori della fosfodiesterasi 5 sono noti da lungo tempo per avere un effetto rilassante sulla muscolatura liscia, compreso il collo vescicale e l’uretra prostatica.
Gli impieghi clinici in questo senso sono però molto recenti. Nel 2007 sono stati pubblicati i risultati dello studio di McVary, uno studio prospettico randomizzato su 369 pazienti. Nei 189 pazienti che assumevano sildenafil (50 mg die le prime due settimane e quindi, se tollerato, 100 mg die nelle successive dieci settimane del trial) rispetto al placebo era presente un significativo incremento nel punteggio del dominio della funzione erettile dell’IIEF, 9.17 vs 1.86, una significativa riduzione dell’IPSS, -6.32 vs -1.93. La differenza di flusso massimo nei due gruppi era modesta e non significativa [1]. Ovviamente tadalafil e verdanafil non potevano essere da meno…. Sempre McVary, nello stesso anno, ha pubblicato i risultati di uno studio analogo al precedente utilizzando il tadalafil, inizialmente a 5 e quindi a 20 mg die versus placebo. L’IPSS si è ridotto in modo significativamente diverso nei due gruppi, rispettivamente -3.8 vs -1.7, e maggiormente nei pazienti trattati con 5/20 mg di tadalafil rispetto ai soli 5 mg delle prime due settimane. Anche con questa molecola non sono state notate differenze significative nel flusso urinario massimo [2]. La conferma dell’efficacia del verdenafil arriva invece dalla germania [3] Il disegno di studio è sostanzialmente sovrapponibile. Sono stati arruolati e randomizzati 221 pazienti, 108 nel gruppo di trattamento con 10 mg di verdenafil al giorno e 113 nel gruppo con placebo. Dopo 8 settimane di trattamento è stato osservato un significativo decremento dell’IPSS nel gruppo trattato rispetto al gruppo placebo, -5.9 vs -3.6, e un significativo incremento dell’IIEF, 8.5 vs 1.5. Nessuna variazione significativa invece ha riguardata il flusso urinario massimo o il residuo urinario postminzionale [3]. Il significato clinico di questi studi, perfetti sotto il profilo statistico, è tuttavia da valutare con attenzione. Si tratta in ogni caso di brevi cicli terapeutici; gli effetti a lungo termine sulla funzione urinaria non sono stati ancora indagati. Il miglioramento della qualità urinaria non è drammatico ed è comunque molto vicino all’effetto del placebo, seppur statisticamente differente. Inoltre, non sono stati evidenziati effetti significativi sulla componente “ostruttiva” dell’ipertrofia prostatica, ovvero il flusso urinario massimo e il residuo postminzionale. Pertanto, al momento, l’unica conclusione sensata è che “non lavorano contro” i tradizionali medicamenti per l’ipertrofia prostatica piuttosto che pensare di utilizzarli su larga scala come farmaci per l’IPB sintomatica.
Bibliografia
1) McVary KT, Monnig W, Camps JL Jr, Young JM, Tseng LJ, van den Ende G.Sildenafil citrate improves erectile function and urinary symptoms in men with erectile dysfunction and lower urinary tract symptoms associated with benign prostatic hyperplasia: a randomized, double-blind trial. J Urol. 2007 Mar;177(3):1071-7.
2) McVary KT, Roehrborn CG, Kaminetsky JC, Auerbach SM, Wachs B, Young JM, Esler A, Sides GD, Denes BS.Tadalafil relieves lower urinary tract symptoms secondary to benign prostatic hyperplasia.J Urol. 2007 Apr;177(4):1401-7.
3) Stief CG, Porst H, Neuser D, Beneke M, Ulbrich E.A Randomised, Placebo-Controlled Study to Assess the Efficacy of Twice-Daily Vardenafil in the Treatment of Lower Urinary Tract Symptoms Secondary to Benign Prostatic Hyperplasia. Eur Urol. 2008 Feb 4;