Il ruolo della deprivazione androgenica dopo prostatectomia radicale è oggi in via di ridefinizione. Il programma EPC, uno studio prospettico randomizzato multicentrico, non ha dimostrato vantaggi significativi della terapia adiuvante con bicalutamide dopo trattamento curativo per quanto concerne la sopravvivenza cruda a una mediana di 7 anni di follow up, sia nella analisi di Iversen [1], del gruppo scandinavo, sia nella analisi di Wirth [2] del gruppo tedesco.
In termini di sopravvivenza libera da progressione oggettiva (non biochimica) entrambi i gruppi hanno segnalato un vantaggio, peraltro modesto, nei pazienti con neoplasia localmente avanzata. I dati della Mayo Clinic confermano il ruolo probabilmente marginale di ogni forma di deprivazione androgenica come trattamento adiuvante. In una coorte di 6401 pazienti, operati di prostatectomia radicale dal 1990 al 1999 e senza metastasi linfonodali documentate, sono stati individuati 5 gruppi 1) 580 pazienti trattati con deprivazione androgenica adiuvante 2) 89 pazienti trattati con deprivazione androgenica di salvataggio a un livello di PSA di 0.4 ng/mL 3) 99 pazienti trattati con deprivazione androgenica di salvataggio a un livello di PSA di 1 ng/mL 4) 77 pazienti trattati con deprivazione androgenica di salvataggio a un livello di PSA di 2 ng/mL 5) 78 pazienti sottoposti a deprivazione androgenica di salvataggio solo al momento della progressione sistemica. Ciascuno dei primi 4 gruppi è stato confrontato con un gruppo a caratteristiche patologiche e cliniche analoghe non trattato con terapia ormonale nello stesso arco di tempo utilizzando un rapporto di 1:2 per aumentare la potenza statistica. I risultati dell’analisi dimostrano un vantaggio del 5% in termini di progressione oggettiva, del 3% di sopravvivenza cancro specifica e nullo di sopravvivenza cruda confrontando il gruppo di pazienti sottoposti a deprivazione androgenica immediata (entro 90 giorni) rispetto all’insieme dei gruppi sottoposti a terapia ormonale di salvataggio. Inoltre, nessuna differenza per ciascuno degli end point è stata trovata nei gruppi sottoposti a terapia ormonale di salvataggio con timing diverso.
In conclusione il ruolo della deprivazione androgenica immediata nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale è marginale (se non insignificante considerando la sopravvivenza cruda). Il timing di inizio della deprivazione androgenica sembra essere anch’esso irrilevante. Probabilmente iniziare la terapia ormonale a progressione metatastatica non cambia la prognosi del paziente in maniera sostanziale.
Siddiqui SA, Boorjian SA, Inman B, Bagniewski S, Bergstralh EJ, Blute ML.Timing of Androgen Deprivation Therapy and its Impact on Survival After Radical Prostatectomy: A Matched Cohort Study.J Urol. 2008 Mar 17; [Epub ahead of print]
Bibliografia
1) Iversen P, Johansson JE, Lodding P, Kylmälä T, Lundmo P, Klarskov P, Tammela TL, Tasdemir I, Morris T, Armstrong J, Scandinavian Prostate Cancer Group . Bicalutamide 150 mg in addition to standard care for patients with early non-metastatic prostate cancer: updated results from the Scandinavian Prostate Cancer Period Group-6 Study after a median follow-up period of 7.1 years. Scand J Urol Nephrol. 2006;40(6):441-52
2) Wirth M, Tyrrell C, Delaere K, Sánchez-Chapado M, Ramon J, Wallace DM, Hetherington J, Pina F, Heyns CF, Navani S, Armstrong J. Bicalutamide (Casodex) 150 mg plus standard care in early non-metastatic prostate cancer: results from Early Prostate Cancer Trial 24 at a median 7 years’ follow-up. Prostate Cancer Prostatic Dis. 2007;10(1):87-93